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…“Dal punto di vista operativo l’artista brasiliano predilige le tecniche del disegno, del collage e dell’assemblage. Per lui il disegno è sicuramente la forma di espressione fondamentale, quella in cui eccelle grazie a un talento straordinario  caratterizzato da una quasi ossessiva e maniacale precisione che arriva ai limite dell’iperrealismo”.
 
…”Il gusto per la narrazione assume una sua più dichiarata evidenza, in particolare, in un significativo filone della sua produzione, quello dei “libri”, opere tridimensionali quanto mai bizzarre realizzate assemblando i più disparati elementi e oggetti (insieme a inserti disegnati o a collage) e utilizzando materiali come il legno e il piombo”.

Francesco Poli

Pupi Avati

…”Nella cultura contadina quell’intrico sontuoso di immagini immotivate, che ci raggiunge prima del sonno, nel dormiveglia, veniva chiamata la nostalgia dei defunti”.
 
…”E così nel dormiveglia, annullate le difese, in uno stato di estrema capacità ricettiva veniamo raggiunti da questi insiemi inspiegabili, accomunati da un’immobilità silente. La stessa sensazione l’ho vissuta incontrando l’opera del maestro José D’Apice.
Uno per il quale dipingere è addentrarsi nell’ignoto.
Confesso che da subito ho provato una fortissima suggestione, suggestione dettata dalla quantità travolgente di inesplicabile che contiene ogni sua opera.
Mi piace insomma pensare che tutto quello che José D’Apice dipinge gli sia preesistente.
Giaccia in quell’archivio segreto delle immagini inesplicabili, interdetto ai non iniziati”.
 
…”E’ il riconoscere l’ignoto, il sapere che quell’ampio spazio bianco di tela o di carta che gli è davanti, lo contiene, a far sì che l’ignoto all’improvviso gli parli”.

…con grande maestria grafica José D’Apice lascia emergere un mondo oscuro e misterioso che è sia letterario sia anche trascendentale e mistico. E proprio questa relazione tra rigore grafico e contenuto trascendentale ha una profonda origine nella tradizione artistica europea…

Prof. Dott. Helmut Reuter

Silvia Pegoraro

Artista di grande fascino, José D’Apice non ricorre mai alla lusinga della fascinazione fine a se stessa. Pur animato da uno slancio intensamente “romantico” per l’illimitato, l’indefinito, l’indeterminato, per la natura come infinito corpo avvolgente, non affida mai il significato ad una ineffabile, confusa emanazione. Creando immagini incisive e nitide, per quanto surreali – immagini che non disdegnano di far propria l’efficacia di un’iconografia per certi versi affine alla sintesi potente e immediata di certa pittura di ex voto – questo artista sembra voler esprimere un’esperienza assoluta, e per ciò stesso mitica, dello spazio, in cui la presenza umana è trasformata in suggestiva apparizione araldica. L’arte di José D’Apice – ricca di nodi concettuali e simbolici di matrice letteraria e filosofica – esprime così una nuova, attuale esperienza del sublime: l’ammutolire e l’oscurarsi della natura coincidente con il suo mostrarsi; l’instaurazione e l’oltrepassamento dell’immagine, in una coesistenza di “relativo” astrattismo e di “relativo” figurativismo.

Artista di grande fascino, José D’Apice non ricorre mai alla lusinga della fascinazione fine a se stessa. Pur animato da uno slancio intensamente “romantico” per l’illimitato, l’indefinito, l’indeterminato, per la natura come infinito corpo avvolgente, non affida mai il significato ad una ineffabile, confusa emanazione. Creando immagini incisive e nitide, per quanto surreali – immagini che non disdegnano di far propria l’efficacia di un’iconografia per certi versi affine alla sintesi potente e immediata di certa pittura di ex voto – questo artista sembra voler esprimere un’esperienza assoluta, e per ciò stesso mitica, dello spazio, in cui la presenza umana è trasformata in suggestiva apparizione araldica. L’arte di José D’Apice – ricca di nodi concettuali e simbolici di matrice letteraria e filosofica – esprime così una nuova, attuale esperienza del sublime: l’ammutolire e l’oscurarsi della natura coincidente con il suo mostrarsi; l’instaurazione e l’oltrepassamento dell’immagine, in una coesistenza di “relativo” astrattismo e di “relativo” figurativismo.

José D’Apice si addentra nei labirinti dell’anima, a cercare le radici oscure della vita : nella sua opera si legge il tragitto dell’arte occidentale del secolo trascorso, il suo oscillare tra realtà e profezia , tra angoscia e sogno, tra urlo e abbandono lirico, tra visione e cecità . L’unità del suo percorso non è certezza ma disseminazione di frammenti, emergere di enigmi, svelamento di ambiguità, che si esprime già nella sua tecnica pittorica, sofisticata ma nello stesso tempo tesa verso l’elementare purezza di un’origine .

Baudelaire scriveva, a proposito di Delacroix, che il “compiuto” non ha nulla a che vedere col “finito”. Così la compiutezza delle opere di José D’Apice è inseparabile da quel loro essere aliene a qualsiasi idea di ri-finitura, nel loro cogliere in fieri le metamorfosi della materia. La sintesi del segno fa pensare a uno scarto minimo tra pensiero e resa pittorica, a una rapidità esecutiva pronta a fissare un pensiero sfuggente racchiuso nel gesto (si pensa con le mani, diceva Heidegger), un’immagine potente ed effimera, un riflesso di luce sulla buia parete della materia.

L’universo cromatico di D’Apice è frutto di un’austera limitazione che si trasforma in possibilità di inedite, intense emozioni coloristiche: le alchemiche, insondabili profondità del nero; la luce assoluta del bianco; l’emozione calda e vibrante del rosso, del giallo, dell’oro.

Il suo segno pittorico appartiene a una “scrittura” desiderante che dà vita a un gioco di contrapposizioni, concettuale e insieme squisitamente percettivo: peso / leggerezza, opacità / trasparenza, colore / non-colore, densità / rarefazione, alternanza di forte densità della materia-colore e diafane velature cromatiche.

Una chiave tematica dell’opera di José D’Apice è infatti anche la rarefazione, la dialettica del tratto con il vuoto: «fare-spazio» è anche un «fare-vuoto»: «la forma è precisamente il vuoto ; il vuoto è precisamente la forma», suona una bellissima massima dell’ Heirdaya Sutra. Il vuoto come “bianco” assoluto, il vuoto come respiro spirituale dello spazio.

Presentazione al catalogo in occasione della mostra tenutasi nella città di Lisbona nel 2000

“…Piccoli e strani disegni, nati come per caso nell’inseguire le tracce che la carta o la pergamena antica riscoperte raccontano in modo velato per guadagnare poi evidenza, corpo, cittadinanza immediata nell’inconsueta rivelazione…”

“…I volti che D’Apice disegna non rappresentano la quiete, anzi, un’ibernazione enigmatica, sono presenze mute, fredde, alienate, rasente le pareti degli anni, dei tempi…”

“…Ma se ci fosse davvero una terra formando il paesaggio come in questi disegni, si delineerebbe graffiato, nero, desolato sarebbe quello che resta dopo i cataclismi, venti, piogge, fiamme gelide. Sarebbe questo esangue pulsare dell’erba bruciata, questo partire vegetale di ossa, quei buchi profondi dritti al centro della terra. Una sorta di terribile palcoscenico dove i mondi si combattono piu’ ancora degli esseri. E questi se ci fossero sarebbero solo immagini sfuggenti della battaglia. Ombre, soprattutto, ombre…”.

Fernando de Azevedo

Vito Apuleo

Presentazione al catalogo in occasione della mostra tenutasi nella città di Roma nel 1997

“…L’universo percettivo di José D’Apice apre infinite possibilità ad un Io narrante che scavando nel profondo delle proprie emozioni, instaura relazioni di senso con un qualcosa altro da sé. Se si guarda da una tale angolazione alla vicenda di questo artista si comprendono le ragioni di un percorso in cui solo la dimensione dell’inconscio parrebbe autentica, specchio di un disagio facilmente riconducibile a quella perdita del centro che l’uomo del nostro tempo ha subito come destino. Uno sguardo piu’ ravvicinato all’opera di D’Apice porta però a concludere che non è difficile decodificare gli esiti di una tale complessità…”

“…Rinverdendo i rituali magici che sommano la cultura latino-americana alle suggestioni del Surrealismo, D’Apice realizza cosi’ un personale teatro delle immagini che la sottile grafia del pennino porta a identità aggregante. Con un’insistenza che oseremmo definire maniacale (nel senso piu’ nobile del termine) il pennino traccia i segni sul foglio e novello sismografo, evidenzia tutti i tempi di quelle scosse telluriche che agitano l’inquietudine dell’artista…”

“…Intrappolati nell’alchimia dell’infittirsi grafico quei profili sembrano scatole craniche salvate da una loro descensus ad inferos e nei cui segreti José cerca di penetrare. “

“…Lo struggente microcosmo di un vissuto, insomma, la cui stratificazione diventa sintesi di sincera emozione e di drammi del sentimento…”

“La mia mano non è che lo strumento di una volontà lontana”. Amo molto questa frase di Paul Klee. La ragione è la stessa per cui amo le opere di José D’Apice. La sua attività d’artista è infatti connotata dalla costante, intransigente e quasi ossessiva ricerca di quella “volontà lontana”.

I suoi quadri raccontano del nostro viaggio nella vita. Con i suoi influssi ancestrali, le paure, le passioni, gli amori, gli orrori, i delitti, i sogni. José D’Apice ci offre emozioni. Che talvolta ci turbano, perché penetrano in zone recondite della nostra memoria e della nostra coscienza.

Qui risiede il profondo senso etico della sua pittura. Non saremo mai sufficientemente grati agli artisti come lui, che affrontano per noi questo percorso. Come non saremo mai sufficientemente grati ai poeti.

Oliviero La Stella

Filippo di Giacomo

Critica uscita sul quotidiano “Il Messaggero” in occasione della mostra tenutasi nella città di Roma nel 1997

…La mostra di disegni di José D’Apice, un artista brasiliano trapiantato a Roma, dal titolo TRANSITO sembra indicare un cammino verso la riconquista di un privilegio. Quello che il destino concede, in teoria, ad ogni artista: dialogare con l’invisibile. Ed è proprio per questo servizio reso all'”Altro” che le opere di D’Apice sembrano guadagnare immediatamente il ruolo di segno-scrittura…”

“…Di fronte a un sacro che, quando si fa “parola”, sembra destinato a perdere di senso, disegnare significa anche vendicarsi. E allora le opere di D’Apice possono anche raccontare di esseri aggrappati ai propri istinti e alla propria religiosità. E proprio per questo capaci anche di legittimare, senza lasciarsi distrarre da coloro che non hanno occhi per vedere, il diritto di considerarsi unici ed irripetibili. Quando un uomo riesce cosi’ compiutamente a diventare un contemplatore di alberi e di stelle, riesce anche a trovare la via del mistero…”

Critica uscita sul quotidiano “L’Unità” in occasione della mostra tenutasi nella città di Roma nel 1997

…Pittore nato a San Paolo in Brasile, José D’Apice è un formidabile disegnatore di racconti segnici naturali. Disegna una forma che si trova in natura come un albero e poi mano a mano lo veste di segni che ne declamano, quasi tatuandolo nel racconto, l’intima tragedia dei materiali. Poi d’un tratto recupera carte vetuste e come un amanuense forbito surrealizza melodie di volti, a volte arcigni altre volte talmente inconsci nel loro essere fissi, che rasentano l’impronta alchemica d’un codice miniato medievale…”

“… In fondo nella negazione delle Accademie imperanti l’artista brasiliano è forse uno dei pochi esempi disegnati del fare pittura realista…”

Enrico Gallian

Corriere della Sera

Critica uscita sul quotidiano “Corriere della Sera” in occasione della mostra tenutasi nella città di Roma nel 1997

“…I lavori di D’Apice, di una grafica raffinatissima e tutti di piccolo formato, ripropongono l’iter artistico del giovane pittore brasiliano dal 1994 ad oggi. Antiche pergamene e carte preziose vengono percorse da un segno sottile che tiene conto ora delle venature del foglio, ora della trama del tessuto…”

“…Scene enigmatiche e magiche che si stagliano su un paesaggio lunare…”

Presentazione al catalogo in occasione della mostra tenutasi nella città di Fiuggi nel 1996

“…Il raffinatissimo pittore, incisore e grafico brasiliano José D’Apice partecipa a questa mostra con un trittico di chine dal segno sottile quanto elegante. è un’opera profondamente intelletuale eppure immediata, che offre molteplici chiavi di lettura, lasciandoci spaziare nello sconfinato mondo delle acque: da quella lontana dell’Oceano Atlantico a quella nostra di Fiuggi…”

Daniele Baldassarre

Michael Darvell

Critica uscita sul settimanale “What’s on & Where to go” in occasione della mostra tenutasi nella città di Londra nel 1985

“…D’Apice ha creato un eccezionale e personalissimo stile nel panorama della pittura contemporanea. La mostra attualmente in corso qui a Londra presenta opere che vanno dal 1983 al 1985 e mostrano una omogenea visione stilistica. Le opere, di una qualità quasi fotografica nei soggetti metallici, da sembrare di poter toccarli…”

Presentazione al catalogo in occasione della mostra tenutasi nella città di Roma nel 1983

“…Nelle sue opere José D’Apice scruta il silenzio che si è depositato sulle cose, scoperte per caso o ricercate nel mondo dei rottami…”

“…L’artista dipinge un mondo abbandonato a se stesso, che trasmette soltanto una estenuante incomunicabilità, senza la quale tuttavia non esisterebbero le cose. Il suo sguardo è una morsa che stringe il silenzio, la sua mano agisce su di esso affrontando il buio assoluto…”

“…La sua immaginazione è come immersa in un vuoto intimo e profondo in cui l’azione agisce come da ferma…”

Italo Mussa

Alberto Bevilacqua

Presentazione al catalogo in occasione della mostra tenutasi nella città di Roma nel 1983

“…José D’Apice è pittore di preamboli…”

“…Visioni che hanno una vaga coloritura kafkiana o rimandano alle parentesi di Beckett…”

“…Fatto è che D’Apice dipinge fiabe dure, ingrate, dove l’uomo è prigioniero e puo’ chiedere libertà solo allo sguardo o agli oggetti che vede. Questi preamboli mi fanno pensare, anche, all’eloquente silenzio sul volto di un Keaton che sia fatto oggetto di metamorfosi…”

“…D’Apice disegna contro il predominio verbale di un’epoca storica in cui il linguaggio è spesso, oltre che decaduto, una sostanza allucinogena che disloca il centro della coscienza al di fuori di noi…”

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